Nulla di mainstream, ma di sicuro quaranta minuti di autenticità e di spontaneità. Il full lenght del trio calabrese McKenzie, è stato registrato nel dicembre del 2016 al Monopattino Reconding Studio di Peppe De Angeli, con la produzione artistica di Vladimir Costabile, masterizzato da Giulio Ragno Favero, e l’artwork di Pasquale De Sensi.
Un disco che si apre con “Lupus In Fabula”, un brano che ha il titolo di un colpo di scena finale, non può essere di certo un disco delicato.
“Il suono è istintivo e sporco di saletta, – spiega il trio – i testi (in italiano) non sono proprio leggeri, nei nostri primi brani si parla di dinamiche relazionali che improvvisamente non funzionano più e lasciano con la nera incertezza del “cosa rimane”.
Così parlano Renato, Luca e Ciccio del loro primo Ep, intriso di suoni anni 90, che a loro piace suonare e miscelare, anche se non sono alla moda. L’Ep omonimo è stato registrato in casa a Falerna Marina con uno studio mobile (KayaStudio Mobile), mixato al Dissonanze Studios, cooprodotto da McKenzie e La Lumaca Dischi con la “amichevole supervisione” di Black Candy Record, con distribuzione digitale Audioglobe, ma soprattutto realizzato a mano copia per copia. Il loro primo lavoro discografico viene pubblicato nel gennaio del 2016, finisce su Internazionale di aprile, li porta a suonare sul palco dell’Arezzo Wave Love Festival nel luglio dello stesso anno, al festival Italian Party, tra i più importanti della scena indie italiana, al Color Fest e in giro per l’Italia da Nord a Sud.
Tre giovani e comuni calabresi che chiamano la propria band con un nome che richiama le loro amate sonorità d’oltreoceano e un immaginario “famigliare”. Questi gli ingredienti di un hardcore tutto all’italiana, che ha incantato anche la rivista Rolling Stone Italia, rapita da quel mix di rabbia e distorsione, il cui gusto è sempre gradito ad un pubblico dall’animo rock.
Di Federica Muciaccia
23 Novembre 2018