Ipnotica. Suggestiva. Maestosa. Sono solo i primi tre aggettivi che si possono usare pensando all’opera musical La Divina Commedia. Una trasposizione senza precedenti, dove con una scenografia sontuosa si riproducono i tre regni immaginati dal genio di Dante Alighieri. Inferno, Purgatorio e Paradiso rivivono in questa rappresentazione, in tutta la loro visionaria potenza conducendo il pubblico in un viaggio ultraterreno al fianco del Poeta e della sua guida, il Maestro Virgilio.
Dalle viscere oscure del regno dei dannati, dove la perdizione e il peccato sono puniti dalla legge del Contrappasso, fino alle spiagge del monte Purgatorio, e poi su nel Cielo dove le beatitudini riflettono la luce di Dio.
I struggenti lamenti degli eternamente dannati Caronte, Paolo e Francesca, Ulisse, Pier delle Vigne e il conte Ugolino, risuonano nell’antro infernale introdotti dalla voce fuoricampo, ammaliante e profonda di Giancarlo Giannini. I canti pregni di speranza allietano la pena delle anime del Purgatorio come Catone, Pia dei Tolomei, Guido Cavalcanti e Matelda, lasciando poi il posto ai soavi suoni del Paradiso, dove Dante ritrova la fede e il faro della sua vita, Beatrice, musa ispiratrice di ogni rima del Poeta.
I testi curati da Gianmario Pagano e Andrea Ortis (che firma anche la regia), le musiche composte da Marco Frisina, le coreografie del corpo di ballo pensate da Massimiliano Volpini e il talento di tutti gli attori protagonisti, già dalle prime scene fanno intendere che si è davanti a un kolossal musicale. Ogni particolare è stato curato fino al dettaglio, e tutto s’incastra perfettamente per dare vita a un’opera che lascia lo spettatore letteralmente senza fiato.
La messinscena è inoltre arricchita da proiezioni video (a cura di Roberto Fazio e Virginio Levrio) che, in un folgorante susseguirsi di immagini, riproducono l’opera più rappresentativa della letteratura italiana, invidiataci da tutto il mondo.
La Divina Commedia Opera Musical è sicuramente annoverabile tra le migliori produzioni teatrali italiane degli ultimi anni, e senza il minimo dubbio entrerà di diritto nella storia artistica del nostro Paese.
Giovanni Boccuzzi