Più mi decompongo, più sono malato e frammentato, più divento artista.
Sono le parole di Vincent Van Gogh, che racchiudono il suo malessere ma anche la sua irrefrenabile voglia di vivere e di esprimersi attraverso la totalità delle sue opere che, malgrado non abbiano riscosso il giusto riconoscimento quando il pittore era in vita, si sono guadagnate l’eternità. E un frammento di questa eternità è possibile riviverla al Teatro Margherita di Bari, dove fino al 14 aprile è possibile ammirare la mostra multimediale Van Gogh Alive – The Experience.
La mostra è un’immersione completa nelle tele del pittore olandese, che avvolgono il visitatore attraverso proiezioni ad alta definizione, accompagnandolo tra i colori, i paesaggi e le parole più pregne di significato che Van Gogh ha scritto in oltre 900 lettere, perlopiù indirizzate all’amato fratello Theo.
Così guidati dalla musica, che va dalle Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi al brano popolare giapponese Sakura Sakura, gli spettatori possono ripercorrere la carriera artistica di Vincent, venendo trascinati nel suo cosiddetto “periodo olandese” dove a dominare sono le nature morte, per poi passare al ciclo dei Girasoli, concepito durante la sua permanenza in Francia.
Un tuffo nei pensieri di Van Gogh è possibile farlo quando vengono proiettate le tele disegnate durante il ricovero nel manicomio di Saint-Rémy, dove l’artista è sopraffatto da allucinazioni che alterano la visione della realtà, ma allo stesso tempo gli permettono di realizzare autentici capolavori come Notte stellata.
Passiamo poi ai paesaggi realizzati durante la permanenza a Auvers-sur-Oise, dove Van Gogh ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, dedicandosi principalmente alla paesaggistica che, con Campo di grano con volo di corvi, esprime tutta la propria solitudine di quel periodo.
Chiude la mostra multimediale, una serie di autoritratti dell’artista nei cui occhi è possibile scorgere tutta la profondità del suo sguardo che ha catturato, e messo su tela, le proprie visioni rendendole opere miliari dell’arte moderna.
Giovanni Boccuzzi