Giovedì 23 e venerdì 24 novembre al Teatro Di Cagno di Bari, per la rassegna “Ridi che ti passa” diretta da Anastasia Caldarulo, sarà proposto il nuovo spettacolo comico musicale di Antonello Vannucci dal titolo “Past the Saint past the party”, che riprende il detto popolare “Passato il Santo passata la festa”.
“Proporrò una storia cantata – ha spiegato Vannucci – nella quale descriverò quello che accade nella mia città. È uno spettacolo nuovo che ha al centro Bari, vista e ‘tritata’ dal mio punto di vista”.
Nato e residente nel capoluogo pugliese, bancario nella quotidianità, Antonello Vannucci accompagnato dalla sua chitarra, rivisita in barese le hit musicali, in particolare le più famose canzoni straniere, riducendole a vere e proprie bombe comiche fino a ottenere un risultato totalmente inatteso. Sul finire degli anni ’70 insieme a Ottavio Fabris e Ugo Liberatore ha fondato il gruppo OttAntUgo, formazione che ancora oggi è in attività. Con questo progetto ha avviato l’esperienza di comicità musicale, esibendosi nella chiesa Redentore di Bari. Nel suo percorso artistico ha collaborato con il celebre duo Toti e Tata e con il loro autore Gennaro Nunziante. Con quest’ultimo ha scritto il brano “Sambaulo – la samba del Cep”. Ha iniziato a esibirsi come “musicomico” grazie al presentatore Mauro Pulpito e all’attore, autore e regista Fabiano Marti. In poco tempo è riuscito a solcare palcoscenici importanti, tra i quali il “Festival del Cabaret” di Martina Franca.
“Ho deciso tempo fa di seguire questa strada perché da innamorato della città, mi è sempre piaciuto analizzare i comportamenti di tutti e vivendo a Bari da oltre cinquant’ anni, in un quartiere quale il Libertà, ho vissuto con varie tipologie di persone. Questa per me è stata un’esperienza fondamentale, perché ho imparato a rapportarmi con tutti e mi ha creato un certo bagaglio dal quale ho attinto e attingo ancora oggi per creare i testi delle mie canzoni”.
Nel nuovo spettacolo di Vannucci, in cui non mancheranno alcune canzoni che rappresentano i cavalli di battaglia del suo repertorio, ci saranno come sempre rocamboleschi personaggi e la vita vissuta, quella di ogni giorno, di una città che ama trasformare qualunque termine a modo proprio, anche quelli del linguaggio bancario.
“Durante questo spettacolo parlerò anche del mio lavoro in banca. Non sono filosofo di niente, scrivo e canto canzoni per divertirmi. Cerco di cogliere il lato comico delle situazioni e a dettarlo è proprio il brano originale, cioè trovo l’assonanza e poi ci creo intorno una storia. In questo sono molto aiutato dalla lingua barese che ben si accosta a quella inglese, poichè sono entrambe tronche”.