Quando negli occhi hai il western epico di Sergio Leone, sul viso l’espressione da duro e sulla bocca il ghigno beffardo dell’ispettore Callaghan, solo allora sei diventato leggenda e solo il pronunciare il tuo nome si fa silenzio di fronte agli scenari cinematografici evocati. Perché tu sei Clint Eastwood e sei parte della Storia della Settima Arte.
Con il suo ultimo film, The Mule – Il corriere, Eastwood dirige se stesso interpretando Earl Stone, un ottantenne coltivatore di fiori, ingaggiato da un cartello del narcotraffico messicano come trasportatore di enormi quantitativi di droga. Earl ha solo il suo pick up, la sua naturale predisposizione a non fare troppe domande e una fedina automobilistica limpida, senza neanche una multa. Si dimostra, quindi, subito abile nel suo nuovo lavoro, guadagnandosi la fiducia del boss Laton (Andy Garcia), e trasportando man mano sempre più grandi partite di cocaina.
Grazie ai compensi per la sua attività illegale, Earl cerca di recuperare il tempo perso con la famiglia, e in particolare il rapporto con la figlia per la quale è sempre stato un padre assente, sempre occupato nel suo lavoro di fioraio e sempre in viaggio.
A mettersi sulle tracce di Earl c’è l’agente della DEA Colin Bates (Bradley Cooper), paladino senza macchia che inizia la caccia del gatto col topo, e cerca di stanare l’anziano e insospettabile corriere con un grande dispiego di mezzi e forze.
La regia composta di Clint Eastwood si sposa benissimo con il personaggio tratteggiato, definendolo all’interno di un paesaggio americano non dissimile dai tanti western interpretati dallo stesso attore, dove vince la legge del più forte e occorre guardarsi a destra e a sinistra per non finire bersaglio di una pallottola.
La grandezza di Clint attore è pari solo a quella di Eastwood regista e, come nel film Gran Torino, lo dimostra autodirigendosi in questa sua ultima fatica che è un nuovo caposaldo nella sua filmografia.
Utilizzando un celebre aforisma dello stesso Eastwood, “siamo tutti il prodotto di ciò che abbiamo visto nella vita”, possiamo adattarlo per l’occasione con “siamo tutti il prodotto dei film di Clint Eastwood che abbiamo visto nella vita”.
Giovanni Boccuzzi